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Al tramonto Albertina Pasetti accese il suo fuoristrada scappottato e partì. S’incanalò nell’alveo dello Scilo dalla spiaggia, di terza e con l’acceleratore a mano tirato. E sterzava e scansava i massi, sussultava, urlando inconsolabile. Fino al ponte della statale, dove fece una spericolata rotazione verso il mare e riprese a correre il torrente, la sua ossessione.
Alla foce deviò e guidando come una furia piombò davanti al camposanto ormai chiuso e solitario. I morti riposavano. Si piazzò in piedi nell’auto, di fronte al cancello, con il clacson tutto premuto, come volesse svegliarli tutti. Dopo alcuni minuti smise di strombazzare e gridò: “Alessandro Corallo! Alessandro Corallo sono Albertina. Io ti ho sempre amato!”
“Alessandro Corallo! Alessandro Corallo sono Albertina. Io ti ho sempre amato!”