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Falbo al ritorno dalla tenuta di De Praia s’era fermato in ufficio e per scrupolo aveva trasmesso un fonogramma alle altre stazioni, affinché controllassero qualsiasi trasporto di bestiame. Una pignoleria doverosa.
Alle otto entrava da Biamonte per la colazione. In fondo alla sala c’era Filippo Spataro, seduto ad un tavolino. Manipolava le carte, le mischiava e rimischiava, poi alzava il mazzo, e riscoprendo che non c’era nessuno, ricominciava a mischiarle, in attesa di un compagno di partita che non si sarebbe presentato.
Dopo averlo studiato, degustando il caffè: “Tu non c’entri neanche stavolta, vero?”
“Perché cosa è accaduto? Sembra che al mondo ci sia solo io!”
“Niente.”
Mentre usciva fu raggiunto da un suo carabiniere: “Sulla statale vicino al fiume Alli è stato rinvenuto un cadavere!”
Scaricato ai bordi della strada su un ciuffo d’erba, con i vestiti insanguinati e lacerati, il morto aveva ferite varie e un buco muto e lugubre alla gola.
“E’ Vincenzo Murra, maledizione!” lo identificò il maresciallo, sconsolato.