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Rilassato, al chiosco sulla spiaggia, sorbiva una bibita, la canzone successo dell’estate. Spiando i villeggianti nel sole, che sembrava indaffarato a tagliare una fetta d’ombra a ognuno degli ombrelloni. Alcuni bambini giocavano sulla battigia. Al largo una paranza, come un’escrescenza del mare.
Una magnifica ragazza in costume, in un fisico meraviglioso, gli si accostò e con simpatia: “Ciao Alessandro.”
“Ciao”, lui distratto, a rammentare a ritroso. Quella splendida ragazza che lo salutava confidenzialmente sempre, dove lo incontrava, nonostante le rispondesse per un riflesso condizionato, apaticamente. Quell’adolescente ossuta e slanciata, ancora non accordata, che gli dedicava una timidezza, un’attenzione furtiva ovunque. Quella scolaretta con le treccine che con quei ciao gioiosi aveva occupato comunque un banco tra le sue simpatie.
Ora una fantastica donna con gli occhi verdi: “Come stai?
“Bene, grazie. Tu?”
“Ottimamente!”
“Consumi qualcosa?” offrendo anche un sorriso.
“Sì … una cortesia!”
Il sole ora sembrava calamitare i piccoli della riva intorno ad un castello di sabbia, per proseguire e tuffarsi nell’acqua azzurra.
“Servita!”
“Dicono che tu nelle scuderie hai una carrozza dei vecchi tempi. Me la fai vedere?”
“Quando vuoi.”
“Anche stasera, alle diciotto?”
“D’accordo!”
Un “Ciao!” improvviso e sparì, incosciente e lieve nella nudità lussuosa della sua stupenda gioventù.
Ancora laggiù la paranza, piccolissima e imprecisata pescava l’orizzonte.
Alessandro si disincantò, da quella piacevole divagazione, dall’acqua verde. E si diresse alla sua utilitaria, assillandosi per il trattore dei pescheti da far riparare.