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L’alluvione fu un disastro per la proprietà di Alessandro. Lui ripristinò soltanto il pescheto.
Il terreno dell’agrumeto, a ridosso della pineta forestale che lo separava dal mare, non fu ripiantato. Aveva maturato una soluzione diversa. Dopo una lunga preparazione, tra tecnici e architetti, in uffici vari per le licenze, al Comune per le autorizzazioni, finalmente aveva varato i lavori. I trenta ettari diventarono un comprensorio di lotti che si potevano comprare liberi o fabbricati dalla ditta che Corallo aveva costituito. Secondo il progetto, aveva edificato un albergo e lo aveva dato in gestione, appartamenti, un parco giochi, campi da tennis, piscina, bar e ristorante.
E a venticinque anni si era ritrovato ricchissimo.
Semelia cominciava già a sfruttare il vento buono, ma Alessandro smuovendo tutti i settori interessati e specialmente quello turistico, nuovo nella zona, aveva prenotato al paese l’occasione perché si avviasse a diventare economicamente attivo e florido.