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Dopo la promessa, Caterina tornò ad apparecchiare la cena ad Alessandro.
Lui rimase nel suo studio, poi la chiamò e le indicò la poltroncina davanti alla scrittoio. Chiese affabilmente della cerimonia. “Dove andrai ad abitare?”
“Da mia suocera, ci darà una stanza tutta per noi.”
“Conosci la mia palazzina di via Pullano?”
“Più o meno.”
“Firma qui. E’ il contratto d’affitto del terzo piano. Sai c’è anche un terrazzo!”
Caterina prese una gioia: “Grazie signorino!” Ma la posò subito: “Grazie, ma non posso accettare, non abbiamo la certezza di pagarti la pigione, lui lavora saltuariamente.”
“Non importa.”
“Ma come ti pago?”
“In nessun modo!” scandì lentamente. Dopo una pausa: “E’ gratis. Puoi spiegare che fa parte dello stipendio, che come aumento ti ho dato l’uso dell’appartamento.” Infilò il contratto in una busta e glielo consegnò. “Auguri! Stammi bene, per favore!”
Lei fu contentissima della concessione. Forse. Quasi.
“Vai dai parenti adesso. Mi arrangerò.” Lui carino.
“E’ tutto pronto”, lei distratta.
Scese lesta per il viale, con quella bella notizia. In quella busta. Dove c’erano anche le chiavi, ma una delle due chiudeva soltanto, per sempre. Non riusciva ad essere felice.
In nessun modo.