Alessandro un giorno ebbe la tentazione irresistibile di aprire la porta dipinta della stanza interdetta. Infilò una forbicetta nella toppa, stuzzicando. La chiave cadde all’interno con un rumore d’oro. Rimase in ascolto. Nulla. Curiosò dal foro, si sbirciava la finestra e le persiane accostate. Nient’altro. Rinunciò, memore della raccomandazione della madre.

Negli anni successivi passando spiava occasionalmente per birbanteria in quel buchetto della serratura. Specialmente durante i temporali.

Non sperava di vedere la luna che dormiva. Magari un tuono ancora in mutande che se la svignava spalancando le imposte, dopo essersela trombata.