Si amarono scivolando negli itinerari lussureggianti della loro età, ingordi di miele, malavveduti di felicità.

Appena poteva Alessandro si rintanava silenzioso nel letto di lei. Affacciati alla finestra riempivano la rupe e il torrente con i sospiri, i mugolii della loro prima passione. Lontano si agitava il mare, misterioso e segreto, come il loro avvenire. E si prendevano di fronte alla notte, e vedevano la luna muoversi, muoversi. E tutti quei dannati accorgimenti.

Caterina nel corso della sua vita si sarebbe attardata abitualmente a contemplare la luna, Alessandro giovane. Quella sua dolcezza unica, meravigliosa, quelle sue mani insaziabili sulla pelle.

In quel periodo impararono pure il comportamento che ebbero sempre, anche soli, un rapporto professionale di signorino e governante.

Dopo un anno e mezzo, all’inizio del terzo liceo classico, lui non la cercò più, lo urgeva un nuova esperienza.

Caterina lo perse, come aveva sempre temuto, ma quanto le mancava! Allora quando si affacciava la sera alla finestra della sua stanza buttava solo struggimento nel precipizio. E lontano si agitava il mare, amaro e segreto, come il suo avvenire.