“Vedi, i posti non sono il teatro dove recitiamo la nostra vita, sono invece compagni di viaggio. Le vicende che vivi in un luogo non se ne vanno più da lì, ogni volta che ci ritorni ti stavano già aspettando. Il casale e i suoi tuoni, il torrente, il mare, il fuoco del camino, un libro, questo è il tuo branco. Senza di loro sarai un forestiero dovunque, anche in una reggia.”

E Chiara cresceva il figlio esattamente tra la sua gente: la collina, la cultura, lo Scilo, la musica, la spiaggia. Non solo per farne la sua comitiva, ma affinché gli diventassero indole. Gli insegnava ad apprezzare specialmente le cose che poteva avere in qualsiasi situazione e che nessuno gli avrebbe potuto togliere: i temporali, le stagioni, il cielo.

Lo educava ad amare la presenza dei ninnoli, gli scorci, il mobile in carica all’angolo, o il particolare di un quadro, gli odori frequenti, lo scoppio delle sue risate, le abitudini degli occhi, la voce del pianoforte.

“Ricordati che le persone più sono grandi, eccelse, più hanno bisogno di piccole cose.”