Catanzaro.

Un nido di tramontane alto sulle fiumarelle inaridite da un malocchio bizantino.

Ha uno stemma imperiale e due voglie, una delle vellutate montagne silane, l’altra del golfo, nitido ma impalpabile, come la prosperità. E ai fianchi ponti di seta, quasi arcobaleni di riconciliazione, con la regione, con l’istmo, con la modernità.

I rioni stanno sui tre colli come il “morzello” nella pitta.

La sua spina dorsale è il Corso, prediletto dal vento che risale dai due mari, per lo struscio quotidiano, da Bellavista fino al Castello normanno e ritorno.

Sfoggia la retorica dei legali, la statua del cavatore che piccona il futuro, un idioma con le vocali aperte come sbadigli, che aspirano nel palato anche consonanti e code di parole.

In estate si svuota come la chiesa dell’Immacolata dopo la messa, ma nel resto dell’anno adora pazziare sottobanco con gli studenti delle scuole superiori. Che a frotte schiamazzano per le sue vie, medicandola con la spensieratezza. La città li ama e ad ognuno di loro mette nello zaino una cotta, baci e la grammatica delle illusioni.

Anche la macchina dei carabinieri fuorusciva dal capoluogo protetta da san Vitaliano, con alla guida Voci. Accanto il maresciallo cercava di digerire, aiutandosi con le curve, la strapazzata ricevuta dal dottor D’Andrea, titolare delle indagini sul caso Corallo.

“Ma vi potete presentare così, senza un indizio, senza un sospettato da interrogare?” aveva urlato il giudice, un tipo trascurato nei capelli, con una giacca sciatta di forfora. Aveva sciorinato la ramanzina ai due, oscillando il capo da uno all’altro, quasi gli funzionasse a pendolo. “Maresciallo l’unica vostra risorsa è che l’assassino si costituisca!”

Voci conduceva inquieto l’auto in discesa, in discordia, sterzando anche sui silenzi obliqui, decelerando la stizza di entrambi. Sbottò quando imboccarono la statale 106: “Se acciuffiamo l’omicida, glielo voglio trascinare io a questo magistrato. Insieme ad una confezione di shampoo.”

Falbo rise, e si piegò avanti per arrestare un concetto contromano: “Ecco ci sono. L’assassino ha divelto l’inferriata non per scappare, ma per tornarci.”

“La lavata di testa ti ha scoperchiato un’idea!” commentò l’appuntato, spolverandosi le spalline della divisa. Soddisfatto.