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A Semelia raccontavano che la vita nella villa era una favola.
Il bambino aveva giocattoli di sole sotto le palme, capricci appagati tra le bacche dei sentieri, e le sue grida gioiose diventavano fontane.
La quercia con le rughe di un secolo faceva ghiande d’oro, e un’ombra immensa, come quella di Ruggero.
La camomilla delle estati ammantava il declivio, come l’amore di Chiara le stanze, il cuore dei suoi.
Dicevano che le stagioni arrivavano prima sulla collina del casale, poi uscivano per i dintorni.
Che la luna non si mosse mai da lì.