Il violentatore si ripresentò, una mattina che la sapeva sola in casa. Caterina stava lavorando all’uncinetto un maglione di lana. Decise che era meglio non strillare, conosceva il ricamo dei vicini, sarebbero accorsi e avrebbero visto solamente lei, la puttanella tentatrice.

Il giovane era pratico dell’abitazione e la spinse sulla cassapanca della camera da letto, lasciò cadere i pantaloni, infoiato e preoccupato di fare presto, ma fu lei a conficcargli un ferro da calza in una coscia. Lui si raggomitolò intorno al suo grido strozzato e con una orlatura di strazio sulla bocca filò via. Non ci avrebbe più riprovato.

Caterina ripulì ovunque, rimuovendo il sangue.

Che non era suo stavolta.