Alessandro nella tenera età aveva troppa paura dei tuoni.

Chiara, ogni volta che c’era un temporale, se lo stringeva al seno e si affacciava con lui ad una finestra che dava sul dirupo, sui calanchi dilavati. Lo sbaciucchiava e gli raccontava che i tuoni che capitavano nella zona, dopo il fragore, si calavano in quel precipizio. Si accoccolavano su una roccia e morivano in silenzio.

Il piccolo cominciò a considerare quei rimbombi come coabitanti della sua collina e li associò a qualcosa di dolce sotto i baci della mamma. Diventarono come di famiglia, per lui.

Quando, molti anni dopo, Alessandro stava spirando alla fontana del suo parco, i tuoni rombavano come mai. E furono gli unici familiari a stargli vicino.