Alessandro avrebbe ricordato sempre i nonni che parcheggiavano un’automobile fatata e restavano almeno una settimana. Specialmente quel vecchio signore che fumava la pipa, mentre caricava il tempo con la presenza di Chiara. Unico uomo a piangere al matrimonio: intuiva benissimo quanto lei avrebbe saputo essere un’altra famiglia, ormai.

Chiara, che era nata e cresciuta al mare, in un castello aragonese eretto su uno sperone di roccia incagliato nell’acqua, era più allegra e vezzosa in quei periodi, quasi avesse piacere a fare di nuovo la figlia. E passeggiava riva riva col padre, informandosi delle persone e delle cose che aveva lasciato. “Mi manca venirci a stare un periodo con Alessandro. Lo farò appena Ruggero si libera un pochino.”

Ma Chiara amava anche il casale, perché dalle finestre il suo sguardo spiccava il volo fino al suo mare. E si inebriava a respirare i panni appena raccolti del bucato, perché avevano la fragranza delle onde. I panni asciutti le sembravano appena pescati, come da fanciulla.

A volte osservava con una certa inquietudine i venti che passavano laggiù sulla marina. Selvaggi di distanza e disperati di mistero. Pareva sentirselo. Un giorno i venti sarebbero passati nel suo cuore, disperati di lontananza e selvaggi di mistero.