Giovanni il camposantiere rimase profondamente scosso dal decesso di Alessandro, che stimava un amico. Aveva una venerazione per lui e non si capacitava come avessero potuto ucciderlo. Non riusciva a pensare ad altro. Dal giorno successivo al funerale aveva cominciato ad interpellare chiunque si recava al cimitero, cercando di accozzare le chiacchiere che si tagliano in un paese dopo un fatto.

Giovanni aveva studiato nei collegi religiosi, ma la quaresima prima di ricevere il sacerdozio, ventiquattrenne, aveva abbandonato ed era tornato laico a casa. Si era arrangiato con lavori umili, con quello che capitava. Aveva adocchiato la trentenne Rosetta Curto, una zitella ormai sfiorita, che faceva la sarta.

Quando morì il vecchio addetto al camposanto era stato l’unico a candidarsi a sostituirlo, sebbene l’ufficio gli ripugnasse, ed era stato assunto dal Comune. Sposò Rosetta e, con la fretta di recuperare entrambi il perduto, avevano procreato cinque figli in otto anni.

Conobbe Alessandro tra i sepolcri. Una volta gli chiese il favore se da costruttore poteva rimediargli una sistemazione per la famiglia. Lui gli concesse uno dei quattro appartamenti della palazzina di via Pullano, quello sotto Caterina e Lucia Gallo. In cambio che la cappella fosse tenuta pulita e che ci fossero fiori sempre freschi sulla tomba di donna Chiara, a riposo sopra quella col cappello.

A Giovanni sembrò poco come canone e si applicò anche a curare nel tempo libero il parco, perché se ne ricreava. Intanto si sdebitava anche l’animo. E mentre strappava radici, piantava bulbi o semi, gli faceva compagnia Alessandro, che aveva piacere a parlare con quel giardiniere colto, quasi teologo, dialogando di filosofia.

Giovanni, che lo aveva già fatto nei seminari, si votò pure a stare dietro la macchina di proiezione, quando si inaugurò il cinema gratuito nelle vecchie scuderie.

Quello che non riusciva a sbobinare ora era la scena dell’assassinio, con un movente plausibile.

Quando il maresciallo lo interrogò disse tutta la verità, tranne una cosa che tenne per sé.