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Ruggero rientrò dalla campagna verso le tredici. Varcò il portale e diresse gli occhi in alto, sul ballatoio, perché Chiara gli aveva gridato: “Aspettami!” e s’era messa a cavallo sul corrimano di rovere lasciandosi scivolare, e gli era piombata addosso travolgendolo, in un arrembaggio di felicità.
“Ciao tempesta!” lei.
“Ciao!” rialzandosi.
“Senti, è vero che ero … ma tu comunque mi hai fatto pure “male” e io adesso ti rompo la faccia.”
Ruggero sorrise a quella illogica minaccia e difatti il pugno gli arrivò sui denti. Spaccandogli il labbro che iniziò a sanguinare, il sorriso che rimase metà da una parte e metà dall’altra, ostinato a non ritirarsi. Lui in quel momento ebbe la conferma definitiva di aver sposato la donna giusta, lei praticava già i cerimoniali primitivi delle sue predilezioni.
Ruggero se la strinse, investendola di baci e adagiandola sui gradini. E lì sulla scala e nella tempesta le rifece “male”.